Correva l’anno 1998, quando dopo le terrificanti vicende di Villa Spencer, le attenzioni di Capcom si concentrarono su Raccoon City, travasandoci da un inferno all’altro, mostrandoci quello che forse, ad oggi, rimane ancora il miglior capitolo della storica saga di Resident Evil. Negli ultimi anni lo sviluppatore di Osaka era riuscito a rimettersi in piedi dopo troppi fallimenti, decidendosi ad accogliere le richieste del pubblico, concentrandosi sugli errori e sfornando finalmente ottimi prodotti, specie quelli appartenenti ai propri cavalli di battaglia. Alcuni sospettavano meschinamente che il remake di Resident Evil 2 potesse essere solo un copia ed incolla con un po’ di mascara fresco, ma ciò che ci siamo trovati di fronte è un gioco che rispetta sì religiosamente il passato, ma si tira su le maniche, ridisegnando completamente le location ed elasticizzando storia e personaggi.
Bentornati all’inferno
La malinconia e, allo stesso tempo, quella strana sensazione di ritorno a casa ci pervade mentre percorriamo i sinistri corridoi della stazione di polizia di Raccoon City. Che lo si faccia con Leon o con Claire, quella sensazione non solo non svanisce ma si amplifica, si espande, e mai come oggi siamo lieti di essere tornati all’inferno! Con una smielata sviolinata volevamo aprire questa recensione di Resident Evil 2 Remake, il rifacimento, appunto, del capolavoro survival horror targato Capcom del 1998. Il gioco ha inizio nel clima uggioso di una stazione di servizio, a pochi chilometri da Raccoon City, quando i destini di Leon Scott Kennedy e Claire Redfield si incrociano, giusto prima che un tir fuori controllo li separi, e li costringa ad avventurarsi nell’inferno cittadino di non morti.
Che sia dunque il primo giorno da poliziotto della città, o che si sia alla ricerca del fratello, i due protagonisti dovranno fare i conti con l’orrore scatenato dalla follia dell’Umbrella Corporation. Tuttavia, la nuova avventura proposta da Capcom, a seconda del personaggio che sceglieremo, ci metterà di fronte due percorsi diversi, obbiettivi difformi, azioni differenti, enigmi parzialmente discordi e dissimili. La campagna, indifferentemente dal personaggio, ha una durata di circa 8-9 ore, ma accoglie anche due personaggi secondari: Ada Wong e Sherry Birkin. La prima è dotata di un gadget che sa gestire a distanza i dispositivi elettronici, la seconda aprirà le porte ad un’area inedita, un orfanotrofio che però dura solo pochi minuti e che forse poteva essere approfondito molto meglio.
La Raccoon City che troveremo ad accoglierci è quella che ben ricordavamo, l’iconica dimora del male arredata di sangue, fuoco ed oscurità. Non solo l’aspetto grafico è stato ovviamente rivisitato e rimodellato, ma l’intera topografia delle location è stata allargata a dismisura, aprendo le porte a nuove stanze, nuovi percorsi o, semplicemente, espandendo le vecchie ubicazioni.
Inquietudine…
Con la parola “inquietudine” è possibile descrivere alla perfezione il lavoro svolto da Capcom su questo remake. Il nuovo Resident Evil 2, il suo clima e le sue atmosfere, trasudano tensione e paura in ogni angolo. L’odore della morte è tangibile, così come il pericolo pare non abbandonarci mai. Gli zombie si muovono alla vecchia maniera, trasportando con il loro lento andare anche il nostro timore di essere azzannati. Il sistema di shooting è davvero prestigioso e si presta al bacio con in tema survivor. Oltre ai proiettili che saranno risicati – specie se scegliete una difficoltà più alta -, il mirino è un po’ macchinoso e ci impiegherete del tempo per inquadrare il vostro bersaglio. È bene poi premere il grilletto da fermi, per non sbagliare il tiro infuocato, o i vostri nemici torneranno in piedi senza farsi pregare.
Non è così facile invece quando si tratta dei licker, che sono si ciechi, ma anche letali e molto veloci. Con loro è bene non fare movimenti bruschi. A proposito di questo dobbiamo segnalarvi un comparto sonoro magnifico, che cede alle note musicali sono in alcuni frangenti, ma preferisce avvinghiare il giocatore in un clima tenebroso fatto di scricchiolii che vibrano nel silenzio, fatto di unghie che graffiano contro il muro, di versi inumani che squarciano il buio, di passi pesanti che si avvicinano e che avvertono della presenza del Tyrant. Il gigante mostruoso infatti verrà ricollocato nella mappa di gioco ogni volta che riuscirete a sfuggirgli, ma quando sparerete lui avvertirà il suono metallico della vostra bocca da fuoco e tenderà ad avvicinarsi verso il fragore. Non benissimo invece il doppiaggio italiano, a volte superficiale.
Per quanto riguarda gli enigmi, invece, sono stati variati per venire incontro alle esigenze urgenti del giocatore. tanto per cominciare, ad esempio, non ci sono più caricamenti ad una porta aperta, ma neanche statue da ricollocare e fiammelle da accendere, rendendosi qui molto più verosimili. Molte sono poi le armi a vostra disposizione, così come tanti sono gli oggetti utili per il proseguimento del cammino, ma sta a voi trovarli! Uno stress ludico dall’alto grado di coinvolgimento.
Resident Evil 2 Remake è vera tensione ed inquietudine portati dalla prima persona dell’ottimo Resident Evil 7, alla terza di questo rifacimento.
Rigiocalo!
Le due campagne, quella di Leon e Claire, non sono l’una l’alternativa all’altra, bensì, come raccontato pocanzi, complementari. La loro diversificazione invita il giocatore a ricominciare il titolo e vivere un’avventura certamente simile alla precedente, ma significativamente differente. Una volta completato il gioco con entrambi i protagonisti, si sbloccherà una nuova modalità “The 4th Survivor“, dedicata al misterioso Hunk, un agente speciale dell’Umbrella con risorse limitatissime e tanti, tantissimi nemici. Evidentemente un livello superiore di gioco, che verrà ampliato ulteriormente con la Tofu Survivor, un semplice re-skin portato a livelli più estremi e proibitivi – roba per accaniti! -.
Il gioco si distingue anche per un impatto visivo che testimonia lo sforzo grafico fatto da Capcom e il suo motore grafico, quello che permetterà alla ritrovata casa di Osaka un futuro solido e roccioso. Al netto di qualche sbavatura nello streaming delle texture su medie e grandi distanze, il motore grafico dimostra davvero una grande capacità di adattamento, senza mai tentennare o soffrire in alcun punto. La scelta poi di concentrare quasi l’interezza delle vicende in location chiuse ha portato grande cura dei dettagli e meno dispersione, con una modellazione poligonale, animazioni ed effetti attenti e minuziosi.
Il Remake di Resident Evil 2 è un lavoro ex novo, che rispetta la tradizione e il capitolo originale del 1998, ma gli cuce intorno un vestito completamente vergine e fiammante, prendendo spazio sulla mappa, approfondendo i personaggi principali e secondari, cambiando alcune dinamiche specie nei boss fight; un classico modernizzato a dovere, che sa come imprimere tensione ed ansia e che, comunque, rappresenta un omaggio alla saga ed una dichiarazione d’amore verso il proprio pubblico.
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Buon Game