Nel giorno di Halloween, quando un po’ tutti, noi compresi, ci aspettavamo di recensire l’atteso e già elogiato horror di Hell Fest, abbiamo scelto di analizzare e scrutare da vicino First Man – Il Primo Uomo. Il capitano della missione, Damien Chazelle, ricuce la storia di Neil Armstrong, il celebre astronauta meritevole del gradino più alto del podio per aver messo per primo un piede sulla luna. Per farlo, si affida nuovamente alla crescita recitativa impertinente ed evidente che Ryan Gosling ha messo a nudo da qualche anno a questa parte, lo stesso attore che con La La Land assicurò al regista di Rhode Island diversi premi Oscar nel 2017. First Man non è solo la biografia di un uomo che compie un’impresa storica, ma è il dolore che deve essere convertito in successo, è la voglia di sognare ed impegnarsi per superare le difficoltà, per arrivare dove neanche noi stessi avremmo mai potuto immaginare.
È dal male che germoglia il bene
La vita non è facile, e non lo era nemmeno negli anni ’60. Lo sa bene Neil Armstrong, ingegnere aereonautico ed aviatore americano, che dopo esser stato colpito dal lutto più devastante che un uomo possa subire – quello della propria figlia – accetta di partecipare al programma Gemini, un programma di volo umano sviluppato per affrontare viaggi spaziali. Promosso a capitano nella missione Gemini 8, Neil è primo uomo ad aprire le ali allo spazio, ma non senza ripercussioni tecniche, vite spezzate durante il decollo e l’atterraggio, e nel ventre della guerra in Vietnam, tensioni sociali, figli da crescere e mogli da ritrovare. Quanto costa raggiungere l’impossibile? Ne valeva la pena?
Con questa domanda, così come in La La Land, Damien Chazelle ci lascia perplessi ed affascinati nel medesimo tempo. Il suo Armstrong è esattamente come la storia narrava fosse, un timoniere serio, composto, silenzioso, ma anche avviluppato interiormente in un vortice luttuoso, in un dolore costante e lacerante. Nonostante gli scricchiolii della sua nave, un presagio di morte, lui rimane fermo e determinato, deciso a colmare la sofferenza con una grande conquista, spronato quindi, come spesso accade nella vita, dal male più che dal bene.
“Falliamo qui per non fallire lassù“, recita il protagonista; perché troppo spesso la vita ci mette davanti a delle difficoltà inimmaginabili, imprevedibili, un vuoto immenso ed uno strapiombo da cui ci affacciamo e non possiamo far altro che contemplare il buio. Che fare allora? Arrivare sulla luna, per Neil, è un salto inumano per elaborare la durezza e la crudeltà del destino, un modo di sfidare la natura e cicatrizzare le ferite ardenti.
Un mix armonioso di generi
Thriller, space-movie, melodramma, Il Primo Uomo è un cocktail di generi diversi che, invece di scontrarsi fra loro, si compensano, si mixano, interagiscono e cannibalizzano lo spettatore, elemento ipnotizzato nella sala. La pellicola tenta di biasimare il mondo contemporaneo che ha perso il suo fervore, la sua voglia di impegnarsi, sacrificarsi e passare per le vie impervie delle sofferenze per raggiungere un fine più grande.
La resistenza, narrano le immagini del film, è l’unica cosa che ci porta lontani, che ci spinge oltre ogni limite, che sia esso mentale, emotivo o fisico. La coreografia funebre di Chazelle si esprime anche attraverso le note della sua colonna sonora, a tratti toccante, e fa da sfondo alla sopravvivenza, ai denti stretti, alle lacrime e alla tenacia di un uomo che certo è un eroe, ma non solo perché fu il primo a mettere piede su di un satellite morto di cui ormai il mondo non sa che farsene.
Chazelle mette in contrapposizione gli spazi chiusi della nostra psicologia e del nostro essere soltanto umani, con la grandiosità e l’infinità dello spazio, raccontandoci di una continua rincorsa, un raggiungere la navetta, e la luna, ma anche gli altri e, forse, noi stessi e i nostri limiti. Nonostante First Man tenda ad un’impresa spaziale e all’assenza di gravità, possiamo serenamente affermare che è invece un film con i piedi per terra, di un realismo ed una veridicità cristallini, perché se è vero che Neil spiccherà il volo verso la luna, è anche vero che non si distaccherà mai dalle sue emozioni e i suoi affetti, quelli che lo tengono ben ancorato e saldo sulla Terra, quelli che imprimono una sorta di sentimento di urgenza nel suo cuore da astronauta.
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Buona Visione!