Dal caldo asfissiante e caratteristico dell’Egitto, ai toni più miti e freschi dell’antica Grecia. Miti, probabilmente, solo nel clima; perché la logica e attesa estensione ed evoluzione di Origins ci travasa in un contesto, quello della Guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, molto movimentato, cruento ed impietoso. Assassin’s Creed Odyssey mette a disposizione del giocatore una narrazione davvero coinvolgente, basata sui grandi poemi e mitologie greche, che prende vita in un open world impressionante e mastodontico, nelle vesti e nelle esistenze di due protagonisti, Alexious e Kassandra, decisamente iconici e carismatici, in piena sintonia con molti vecchi protagonisti della saga. Con qualche ritocco di gameplay che trae radici da un nuovissimo albero delle abilità, e qualche altra modifica qua e là, Assassin’s Creed Odyssey è il degno erede di quella rivoluzione chiamata Origins, che lascia al giocatore un’ampissima possibilità di scelta e tante ore da giocare (circa 40 solo per la trama principale), anche con un’ambientazione ed un’atmosfera forse non così marcata e peculiare come quella del predecessore.
Miti e leggende
L’Egitto e la Grecia sono le due ambientazioni storiche con cui Ubisoft ha deciso di rivitalizzare e rivoluzionare la sua saga di Assassin’s Creed che, arrivati al Black Flag, aveva ormai perso di interesse e novità, e stava lentamente affondando in quell’obliosa spirale ridondante e mortale. Niente di meglio delle due civiltà forse più importanti della storia antica (insieme ovviamente all’Impero Romano), quelle con più miti e leggende, quelle fatte di politeismo e affascinanti credenze, quelle in cui gli Dei, per dirla alla God of War, dominavano sui loro vassalli umani e mortali.
Ecco dunque che la trama di Odyssey albeggia immediatamente nel mito di Sparta e del suo imperioso condottiero Leonida. È questo infatti il prologo che dà vita alle vicende narrate in questo capitolo, una battaglia che gli Spartani orgogliosi e furiosi combattono contro i persiani di Serse precedentemente all’ormai famosa ed inevitabile disfatta delle Termopoli. Poco dopo, ecco comparire i nostri due protagonisti: Alexious e Kassandra. All’inizio del gioco dovremo scegliere chi dei due impersonare, ma al netto di cambiamenti nella storia e di due personaggi dalle caratteristiche diverse, la trama principale non cambierà. Indifferentemente dalla scelta, i due ruoli, quello del neonato sacrificato dal padre per via di un oracolo che ne invocava e ne desiderava la morte per salvare Sparta dall’invasione, e quella del fratellino/na scampato miracolosamente ad un volo mortale, approdato casualmente sull’isola di Cefalonia e accolto e cresciuto da quel birbante mercante di nome Marco, vengono sostanzialmente e semplicemente invertiti. La trama, dopo aver svolto alcuni compiti sulla piccola isola, esser stati assoldati da un criptico magnate nelle vesti di un “mysthios” (mercenario), e aver preso posto su di una nave per lasciare Cefalonia e assassinare un celebre generale spartano, prenderà delle pieghe assai personali, su cui però non diremo nulla per lasciarvi godere a pieno della narrazione.
Tuttavia, al netto di un’ambientazione che accoglie grandi nomi dell’epoca, come Ippocrate, Pericle, Socrate, Erodoto ecc…, e di epiche figure mitologiche come Medusa, Assassin’s Creed Odyssey non riesce forse a far sua quell’atmosfera caratteristica che avevamo apprezzato in Egitto. Per spiegarci meglio, la Grecia di questo capitolo è sì sconfinata e ben particolareggiata nelle sue zone e province e ramificazioni, ma non siamo riusciti ad avvertire quella caratteristica di sottofondo che ne avrebbe contraddistinto l’assoluta originalità. Ad ogni modo, la trama risulta essere molto coinvolgente ed intrecciata, legata indissolubilmente ad una serie di sottotrame secondarie da cui non si può fortunatamente svicolare. Dal punto di vista narrativo, Assassin’s Creed Odyssey fa davvero un ottimo lavoro, specie se si pensa che ai tempi dell’antica Grecia non esistevano ancora né Assassini né Templari, ma in qualche modo la relazione tra quest’epoca e la ricerca dei Frutti dell’Eden sarà lampante, profonda ed azzeccata.
Da segnalare è inoltre la caratterizzazione dei personaggi, che forse ad occhio superficiale non sembreranno così nuovi, ma si installano alla perfezione nel contesto descritto e negli standard a cui eravamo abituati. Se il Bayek di Origins era un assetato di vendetta spinto dall’odio e dalla rabbia, qui troviamo due personaggi un po’ più miti, pur dal trascorso tragico e sofferto. Interessante è l’inserimento della sezione “romance” con una Kassandra che non nasconde né si vergogna della sua omosessualità innescata in un contesto culturale aperto, ma pur sempre molto antico e quindi ancora ignorante. Non vi aspettate scene di sesso troppo esplicite, ma solo quelle accennate nel rispetto di un gioco che comunque sbandiera il pegi 18.
Gameplay e armamentario
Il gameplay di Odyssey è, come era lecito aspettarsi, molto simile a quello di Origins. Ciononostante alcune funzioni e alcuni schemi sono stati variati. Il nuovo albero delle abilità, ad esempio, ci permette di sviluppare tre caratteristiche molto diverse. La prima è quella del Guerriero, che ci permette di inserire tra i nostri attacchi leggeri e pesanti mosse specifiche da sfoderare, meglio se in combo, durante lo scontro. Tra di loro, abbiamo particolarmente apprezzato l’iconico calcio dello spartano, davvero utile in termini pratici e capace di mandare al tappeto perfino nemici robusti e ben corazzati (al netto di alcune abilità speciali), e che ci ricorda davvero da vicino il celebre piedone di Leonida che lancia l’emissario persiano nel pozzo in 300. la seconda classe è quella del Cacciatore che, come potrete immaginare, si basa soprattutto sull’uso dell’arco e sui suoi dipanamenti. Frecce multiple, infuocate, avvelenate, capacità di danno maggiori ecc… La terza sezione è quella dell’Assassino che, orfani della lama celata (appunto perché il gioco alberga in un’epoca dove gli Assassini non esistevano ancora), sarà molto utile per sviluppare lo stealth, migliorare i nostri passi felpati, la percezione degli oggetti e l’efficacia delle piccole lame (quelle con cui assassiniamo silenziosamente). In generale, sarà dura procedere sviluppando solo una classe; al contrario sarebbe bene scegliere e mescolare le caratteristiche delle diverse classi a vostro piacere e necessità battagliere.
Le armature, come accadeva in Origins, sono davvero assai variegati, se pur un po’ ridondanti (capiterà spesso di trovare busti, gambe, elmi e via dicendo identici a quelli che avevate già, ma con un livello superiore). Magnifiche sono le armature leggendarie, di cui abbiamo apprezzato molto le varianti spartane, semidio e quella ottenibile in arena. Alcuni pezzi rari saranno ottenibili esclusivamente da alcuni boss e dai soliti cacciatori di taglie che, a seconda di come ci comporteremo e dell’avanzare della storia, gireranno le regioni per cercarci. I cacciatori possono essere dotati anche di bestie feroci, specie quelli più temibili. Ognuno di loro ha caratteristiche difformi e quindi andrà adoperata magari una tattica diversa.
Per rimanere in tema battaglia, assolutamente apprezzabile è l’intelligenza artificiale, che forse non sarà poi così realistica, ma diversa, probabilmente, sarebbe risultata troppo complicata e soggetta a mille respawn. Il gioco ci lascerà scegliere tra quattro difficoltà diverse (facile, normale, difficile e incubo), oltre che ad una mappa con indicatori cristallini e semplificati (che consigliamo specie a chi non ha molta pazienza nell’esplorazione), tutto modificabile in qualsiasi momento del gioco, così come il reset dell’albero abilità. Le missioni secondarie sono inoltre davvero diversificate, come tutte le attività di Assassin’s Creed Odyssey. Inevitabile un pizzico di ridondanza che Ubisoft ha quasi annientato con l’utilizzo di numerose sottotrame (molte delle quali propedeutiche alla trama principale) e alla diversificazione dell’azione. Non sarà infatti possibile procedere solo a pungo duro, ma in quasi tutte le attività (dal furto, alla bonifica di un covo) sarà necessario adottare misure stealth ed altre più aperte allo scontro faccia a faccia. Quando saremo circondati da tre o quattro nemici, non sarà più così semplice stenderli, specie perché l’IA non aspetta più il suo turno per attaccare. I nemici non formano più quel ridicolo trenino pre-Origins, ma ci aggrediranno spesso e volentieri in contemporanea, interrompendo l’uso di combo altrimenti letali e devastanti.
Le missioni di Odyssey non sono solo tante ed interessanti, ma vengono infiorettate dalla possibilità di scelta. Alcune delle scelte che faremo nelle cut scene non influirà solo sulla personalità del protagonista e della sua reputazione come mercenario, ma faranno prendere vie alternative alla trama principale; trama che potrà sbloccare ben nove finali differenti. Oltre alle scelte, la capacità di interazione di Alexious e Kassandra con gli interlocutori si arricchisce di domande capaci di darci informazioni interessanti e curiose, ma anche essenziali, specie quando saremo spediti in angoli della mappa non troppo facili da trovare e specie se si è deciso di fare a meno degli aiuti grafici. Tuttavia, le scelte che avranno un’influenza sulla trama principale, non vi allarmate, saranno segnalate da un’icona, il ché rende davvero curioso e stimolante rigiocare il titolo da capo. Ovviamente, Ubisoft, con i salvataggi rapidi, ci permette anche nell’immediato di cambiare la nostra scelta, in particolare se quella compiuta non ha portato a risvolti per noi soddisfacenti.
Dal punto di vista tecnico
Il panorama di cui si può godere in Assassin’s Creed Odyssey, specie dalla cima dei templi e con l’occhio ardito e osservatore di Icaro, è sconfinato ed entusiasmante. Disseminare un gioco di così tante attività ha richiesto ad Ubisoft uno sforzo enorme anche in termini di mappa, giusto per non rendere ridondanti le location e le loro caratteristiche. È evidente quindi lo sforzo dello sviluppatore nel caratterizzare e rendere differenti le aree di gioco: le isole, le città, le radure ecc…
Il piacere dell’esplorazione è quindi una virtù di questo gioco, che ci permette di apprezzare e ci delizia con panorami assai diversi fra loro con qualche piccola sbavatura. Se ad esempio, la spuma del mare e le risacche delle onde sono magnifiche e ben curate, altrettanto non possiamo dire dei riflessi e delle ombre delle pozzanghere o di una pioggia abbastanza attempata dal punto di vista grafico.
Ad ogni modo, il motore grafico utilizzato da Ubisoft fa un eccellente lavoro: le cutscene girano in maniera fluida e precisa, infiocchettate da un doppiaggio italiano che vi assicuriamo essere di grande livello. La mappa è ben proporzionata anche in termini di affollamento, e niente si perde nel vento nemmeno quando scene di gameplay di battaglie epiche (in pieno stile For Honor) fiammeggiano nello schermo. Ottimi e numerosi sono anche gli asset, che pur ripetendosi per forza di cose, riescono sempre a trovare una loro originalità. Qualche frame rate traballante, qualche glitch e qualche caricamento un po’ troppo lungo; ciononostante il gioco, considerata anche la sua titanica mole, ci è sembrato godere di una natura tecnica di buon livello.
In conclusione: Assassin’s Creed Odyssey è la degna continuazione di Origins, un modo tutto nuovo di proseguire la celebre saga di Ubisoft Montreal. Un open word oceanico, decine e decine di ore di gioco, una trama accattivante, un’ambientazione storica stuzzicante, un gameplay divertente e diversificato e una grafica del tutto negli standard desiderati dal pubblico, rendono la nuova creatura Ubisoft un gioco da possedere e con cui passare davvero molto tempo. Forse non stiamo parlando di un assoluto capolavoro, ma Assassin’s Creed Odyssey merita almeno lo stesso voto del suo predecessore.