L’horror spagnolo, che poi tanto horror non è, diretto da Jaume Balaguerò (che tutti ricordiamo per la saga di REC), si ispira all’opera letteraria di José Carlos Somoza “La Dama Numero 13“. La profondità del romanzo non è però rispettata, né emulata dalla sua trasposizione cinematografica “La Settima Musa“, in cui le dame ispiratrici dei poeti quasi dimezzano il loro numero, diventando, da esseri sovrannaturali quali sono, fin troppo di carne ed ossa, lasciando che l’horror si trasformi in qualcosa di molto più simile ad un thriller esoterico, con pochi sobbalzi sulla poltrona.
La poesia ha un prezzo
Samuel Solomon è uno scrittore, poeta e professore universitario di letteratura. Da una relazione clandestina con una sua studentessa vien fuori un criptico suicidio, apparentemente senza senso. Ad un anno di distanza, Samuel comincia ad avere dei sogni premonitori che lo conducono sul luogo di un macabro delitto, dove fa la conoscenza di Rachel, una giovane ragazza che, come lui, ha avuto gli stessi profetici sogni. Ciò che si nasconde dietro al delitto che stanno indagando trascende l’umana concezione, e soprattutto coinvolge sette terrificanti muse assetate di sangue.
Quanto costa essere un poeta? Il prezzo da pagare per i servigi di una Musa, narrava la mitologia greca, è quello della sofferenza e del dolore. Era questo che chiedevano le nove muse raccontate dagli antichi testi ellenici; tredici sono invece quelle che Somoza installa nel suo romanzo, ridotte a sette per l’adattamento sul grande schermo. Tuttavia, al di là del numero e a differenza di quanto si possa immaginare, questi esseri soprannaturali, ognuno con un suo ruolo ed una sua peculiarità, in cambio della celebre ispirazione barattano sangue e tormento.
Il film di Balaguerò, come già accennato, non è esattamente classificabile come un horror. Al netto di alcune scene inquietanti, la pellicola assomiglia molto di più a film quali La Nona Porta o le trasposizioni cinematografiche dei libri di Dan Brown, in cui troviamo citazioni di Dante, Milton ed altri poeti. Se pur la trama viene sceneggiata con cura, perde ahimé alcuni dettagli essenziali del romanzo, tanto che lo spettatore ha sempre la strana sensazione che qualcosa non sia stato spiegato, che qualche piccolo pezzetto del puzzle manchi all’appello. Ad ogni modo, la cucitura del regista ci sembra più che soddisfacente per chi soprattutto è profano del romanzo.
Il cast fa il suo lavoro con grande attenzione ed impegno, specie nella figura di Elliot Cowan, che ricorderete nei panni di Lorenzo de’ Medici in Da Vinci’s Demons, che pur non riuscendo a reggere il film da solo, riesce a mixarsi bene con il resto della truppa e a non sfigurare mai. Poco approfonditi invece sono i personaggi delle sette muse, che il regista sceglie di rendere troppo umane e poco soprannaturali, se non in qualche rara eccezione.
L’esoterismo è una calamita
La fortuna di questa pellicola è senza ombra di dubbio il suo forte legame con l’esoterismo e ciò che gli gira intorno. Sia in campo letterario, che in quello cinematografico, le cacce e le ricerche condotte con un sottofondo esoterico funzionano e stuzzicano l’appetito del pubblico.
Il mistero e il fascino dark di questa categoria di studi hanno da sempre un appeal assicurato, una sorta di magnetismo che coinvolge tutti gli amanti del thriller e anche dell’horror; e, in casi un po’ meno forti, anche tanti altri consumatori. A differenza di Il Codice Da Vinci o cose simili, La Settima Musa è comunque molto più vicino al genere horror, ragion per cui verrà snobbato da chi di tremare su una sedia non ne ha nessuna voglia. Di terrore, in verità, se ne inala poco in questa pellicola, al contrario invece del fattore inquietudine, assai marcato e spinto, condito da qualche scena in cui animali morti e sottospecie di torture vengono esibite senza troppi riguardi.
La scelta del numero sette, infine, non è stata casuale. Alcuni numeri, nella storia esoterica e nelle credenze popolari più in generale, hanno un valore particolare (inutile ricordarvi il 13 o il 17); il sette ricorre nei testi biblici in maniera puntuale e funge quindi da richiamo indiretto ed inconsapevole. Religione, storia, mitologia, alchimia, arte, astrologia, praticamente ogni cosa viene toccata in qualche modo da questo numero. Nella pellicola in questione, il sette ha un valore importantissimo, una questione di vita o di morte (letteralmente parlando), fattore che comunque non sveleremo per non incorrere in spoiler.
La Settima Musa non sarà un capolavoro, ma riesce a strappare a pieno la sufficienza, imbastendo un ottimo thriller e sequenze convincenti, lasciando però qualche dubbio e qualche perplessità nei dettagli e nelle spiegazioni.
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Buona Visione!