Troppe volte, ormai, siamo stati abituati a vedere l’iperbolico Liam Neeson nei panni del super uomo sculaccia cattivi. Jaume Collet-Serra, poi, è la quarta volta che dirige l’attore britannico dopo Unknown – Senza Identità, Non-Stop e Run All Night. Il ruolo femminile è questa volta affidato alla bellezza calda e glaciale allo stesso tempo di una Vera Farmiga più criptica e velenosa che mai. In principio doveva essere un film claustrofobico, un thriller ad alta tensione sulla scia di In Linea con l’Assassino o il già citato Non-Stop, magari con una spruzzata e qualche riferimento ad Assassinio sull’Orient Express, ma poi l’idea del timoniere dietro all’obbiettivo abortisce e si perde nell’action, banalizzando la pellicola che, ad ogni modo, fregiandosi della presenza di Neeson, riesce comunque ad incollarci alla poltrona.
La monotonia diventa elettrica
Michael è un pendolare venditore di assicurazioni sulla vita ad appena cinque anni dalla tanto sospirata pensione. Sono dieci anni che l’uomo fa lo stesso identico tragitto che lo conduce dalla periferia al centro di New York. Dopo esser stato appena licenziato, nonostante sia un lavoratore onesto e fedele, Michael incontra Joanna sul treno, una donna apparentemente inoffensiva e seducente che gli propone di fare un gioco: scoprire l’identità di un passeggero che proprio non dovrebbe trovarsi sul treno. Michael conosce i volti di ogni passeggero, non solo perché sono quasi tutti pendolari come lui, ma soprattutto perché l’uomo è un ex poliziotto ancora con l’occhio investigativo allenato. La curiosità spinge Michael ad intraprendere questa sfida, ma quando scopre che la ricompensa di 100.000 dollari è vera è troppo tardi per tirarsi indietro, specie se la donna dichiara di avere in pugno la famiglia dello sfortunato assicuratore.
Con grande sapienza Collet-Serra monta e dedica le prime scene del film, subito dopo i titoli di testa, alla vita quotidiana di Michael. I suoi orari, la sua famiglia, le sue abitudini, specie quella coercitiva del pendolare, costretto a viaggiare costantemente e a lungo su un vagone per raggiungere il lavoro e poi tornare a casa. Diciamo “sapientemente” perché in questo modo il regista catalano si libera immediatamente del fardello “presentazione del personaggio”, mette in evidenza l’importanza che quel treno e quel tragitto hanno per Michael, ma soprattutto bagna immediatamente la pellicola nella categoria cinematografica a cui vuole ambire. Come già accennato, il film vuole essere un thriller claustrofobico, in cui, a differenza dei vari Taken – Io Vi Troverò (nei quali Neeson si era abituato a rincorrere e pestare i cattivi negli spazi aperti urbani e rurali) e Unknown, il mistero e il suo dipanamento si svolgono interamente in un ambiente chiuso ed intimo. Dalla cabina telefonica occupata da un giovane, ma già geniale, Colin Farrell, si era passati agli aerei di Non-Stop e Flightplan, poi ai vecchi (ora rivisitati) vagoni di Assassinio sull’Orient Express e L’Uomo sul Treno – The Commuter. Per la verità, di claustrofobia ce n’era tantissima anche in pellicole come Panic Room o Barried, tuttavia l’intento è proprio quello di confinare e concentrare le attenzioni del pubblico in un determinato spazio chiuso, dove l’aria si fa presto misteriosa e viziata, la tensione cresce, così come i battiti cardiaci, il panico e l’eccitazione.
Il problema del film di Collet-Serra è che, nonostante si palesi in maniera evidente come un tipo di film claustrofobico, poi si evolva in un troppo classico action movie, in cui un uomo comune (come dovrebbe essere Michael) muta in una sorta di eroe; l’iperbole narrativa si fa evidente, sfacciata, inverosimile. Il mistero iniziale ci abitua quindi ad un sapore veritiero che la pellicola demolisce e perde definitivamente lungo il tragitto del treno attraverso combattimenti un po’ assurdi, esagerati; sequenze funamboliche che male si legano all’incipit.
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Liam è sempre Liam
La seconda carriera dell’attore britannico, quella in cui lo vediamo vestire sempre i panni dell’eroe in “film picchiaduro”, nei quali promette e mantiene le sue promesse belligeranti e strapazza a suon di pugni e sibili di proiettili i suoi nemici, sta diventando quasi un cult del cinema action e moderno più in generale.
Attori come Liam, o magari Denzel Washington (vedi Man on Fire, Déjà Vù e The Equalizer) hanno il physique du rôle per ottemperare a certi ruoli: la prestanza fisica, l’altezza, il vocione profondo e solenne, lo sguardo glaciale ecc… Ammettiamolo, il loro talento meriterebbe ben altri ruoli (ed è infatti per ben altri ruoli che hanno portato a casa numerose statuette), eppure ci fa sempre piacere vederli vestire i panni dell’eroe vendicatore sfascia tutto.
Il personaggio di Michael avrebbe dovuto essere un uomo normale, uno qualunque, esattamente come tutti gli altri passeggeri del suo treno. Invece, il suo passato da poliziotto dà delle capacità al protagonista che definire particolari sarebbe riduttivo. Quando poi lo sentiamo minacciare per telefono l’organizzazione che tiene in scacco la sua famiglia, ci vengono i brividi, perché è davvero difficile non ripensare a Taken. Quando sul grande schermo vediamo apparire personaggi come questo, e ad interpretarli ci sono attori come Neeson, potete star certi che la pellicola sarà comunque un successo. La profondità della recitazione, la fotografia che da solo riesce a dare al film sono l’essenza stessa di un’ora e quaranta circa di mistero e azione. In altre parole, indifferentemente dalla trama, dal thriller, dalla sceneggiatura, dalla scenografia e dalla coreografia, in questo caso, l’attore fa tutta la differenza del mondo.
Tuttavia, L’uomo sul Treno commette l’errore assennato e volontario di trasformare un thriller claustrofobico in un action in cui il protagonista si sforza di mostrare tutta la sua regolarità (perdendo addirittura qualche scontro corpo a corpo), ma che poi si rialza e devasta ogni cosa, compie imprese “epiche” e diviene un piccolo Rambo senza fascia in testa e senza canotta lercia. Proprio per questo, non possiamo dare un voto altissimo al film, che comunque riesce a coinvolgere, divertire ed appassionare!
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Buona Visione!