Sono stati otto episodi, quelli di Marvel’s Inhumans, senza gloria e senza macchie. Sostanzialmente, lo show diretto da Scott Buck, che prende spunto dai celebri fumetti di Stan Lee e strizza l’occhio ai mitici X Men, si è attestato nella norma, trasudando a volte banalità, eccellendo solo in pochissimi personaggi e sequenze. Dopo la visione del pilot, avevamo affermato che la punta di diamante di questa produzione sarebbe potuta essere Iwan Rheon (Maximus), l’unico attore la cui esibizione ci è sembrata sopra le righe, un gradino sopra ai suoi colleghi. L’impressione che avevamo avuto si è rivelata essere quella giusta. Le carenze dello show sono state purtroppo evidenti, riconoscibili in una sceneggiatura un po’ scontata, senza particolari squilli di tromba che, tuttavia, potrebbe aggiustarsi e migliorarsi in una ipotetica, e non ancora confermata, seconda stagione.
Il Re dei perdenti
Diciamocelo, puntata dopo puntata, la causa e la storia strappa lacrime di Maximus ci sono entrate nel cuore. Un pochino, tutti noi abbiamo tifato per lui, anche coscienti che non avrebbe mai vinto la guerra, neanche dopo l’assennato e scaltro colpo di stato messo in atto nelle prime puntate. Inhumans è stato forse troppo corto; otto episodi ci sono sembrati un po’ pochi per permetterci di entrare nel profondo di così tanti personaggi, specie quelli che sono andati in scena con notevole ritardo (ci riferiamo ad esempio a Triton), e perfino i minuti dedicati ad attori di notevole spessore come Henry Ian Cusick (nei panni del Dr. Evan Declan) non sono stati sufficienti a fare detonare tutto il loro talento.
Tanto più che molti personaggi sono stati lasciati alla deriva, abbandonati nel mentre, semplici pedine utile a qualche lampo di vicenda. I protagonisti, su tutti Freccia Nera, al di là delle loro doti inumane, non sono riusciti ad incidere, emozionarci, coinvolgerci. Sintomo che gli autori hanno voluto concentrare le loro attenzioni più sulle doti “magiche/genetiche” e potenziali, che sulla loro personalità. Vien da sé che il personaggio che meglio ricorderemo di questo primo atto di Marvel’s Inhumans è proprio quello di Maximus, l’unico a non possedere particolarità, un semplice umano bramoso di vendetta e rivincita sociale.
Nel complesso, gli sconfitti sono stati molto più seducenti ed appassionanti dei vincitori! Il resto del prodotto non sono altro che effetti speciali limitati da un budget ridotto (per via della natura televisiva della produzione), che comunque hanno edificato un Attilan ben fatta, ricca di colori un po’ cupi e meno scintillanti di quelli terrestri, che ben rappresentano il confinamento lunare dei suoi abitanti. Al netto di un Lockjaw (il cane tele-trasportatore) davvero carino e simpatico, pochi altri sono stati i numeri di prestigio sfornati dallo show.
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Il fattore umano
Il successo corposo di altre serie targate Marvel, come Agents of Shield o la saga dei Defenders, non è stato tanto lo scintillio del supereroe, bensì la profondità narrativa e la complessità di ogni personaggio. Il fattore umano in produzioni come la già citata Agents of Shield continuano a fare la differenza, anche dopo aver abbracciato le fiamme demoniache di Ghost Rider o i poteri, appunto, inumani di Daisy. Ogni protagonista, per farla breve, è ben sviluppato, facilmente riconoscibile, evidenziato da peculiarità, specie caratteriali, ben precise.
In Marvel’s Inhumans questo fattore viene quasi completamente a mancare, e questo fa sì che anche le straordinarie capacità dei suoi protagonisti cadano nell’ombra del dimenticatoio. La trama troppo lineare (nonostante i cambi di scena) e la fretta con cui procede non aiutano il brodo a prendere corpo e ad insaporirsi. Nel complesso, Inhumans non ci ha lasciato un buon sapore sulla lingua, specie perché ci aspettavamo una battaglia tra uomo e non uomo, quando invece abbiamo assistito ad una faida interna dove la Terra e la razza umana sono relegati sullo sfondo, quasi inermi spettatori.
Inhumans, prima stagione, è un calderone di invidia, rabbia, sete di vendetta, isolamento sociale e quanto di più sociologico si possa avere; ma la pochezza psicologica dei suoi protagonisti (abbastanza standardizzati e poco originali) non premiano l’idea di fondo. Ci aspettiamo, dunque, nettamente di più dalla seconda stagione (se ci sarà), e prodotti migliori dalle prossime serie tv firmate Marvel, quali, ad esempio, The Punisher.
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Buona Visione!