Dopo un anno di ponderata pausa, Ubisoft torna alla carica con una delle saghe che hanno fatto la storia del videoludico. Assassin’s Creed: Origins tenta di rinvigorire e riprogrammare un gioco che ancora appassionava per le storie, incuriosiva per le ambientazioni, infiammava (e non sempre) nei personaggi; ma non riusciva più a stregare e trascinare come una volta. Il problema, sostanzialmente, risiedeva in un gameplay ormai arcaico, logoro, trito e ritrito, un riciclo continuo a cui, lo sviluppatore transalpino, provava ogni volta ad aggiungere piccole difformità e chicche; uno specchietto per le allodole in cui i videogiocatori non cadevano più.
Era dunque arrivato il momento di virare rotta, ammainare le vecchie vele ed intraprendere nuovi cammini, verso orizzonti molto più attuali, moderni e soddisfacenti. Origins, quindi, riavvolge il nastro storico raccontandoci, appunto, le origini del mito degli Assassini, sposando il clima di un antico Egitto “faraonico”, maestoso, straordinariamente riprodotto, rivoluzionando il combat system e proponendoci un’avventura lunga e convincente!
La sabbia rovente delle Piramidi
La saga di Assassin’s Creed risorge dalle ceneri, e decide di ripartire dall’antico Egitto del periodo tolemaico. Come al solito, le vicende storiche raccontate da Ubisoft, rimodellate affinché sposino la causa degli Assassini, si intersecano con quelle delle vere vicende narrate dai libri di storia. Siamo in un periodo in cui il popolo egiziano vive momenti difficili, e Bayek, protagonista di questa avventura, si troverà immischiato in un minestrone socio-politico nebbioso, che trasuda verità sconcertanti.
Il Medjay, di cui vestiremo i panni, non è forse un personaggio degnissimo delle vicende raccontate; il suo carisma viene spesso superato dalla moglie Aya, a tratti capace di rubare l’obiettivo e decisamente il personaggio meglio costruito del titolo. Nonostante Bayek non riesca a toccare i livelli entusiasmanti ed appassionanti di Altair ed Ezio, rimane comunque un personaggio che non ha nulla in meno della restante cooperativa di Assassini in cui ci siamo potuti immedesimare nei capitoli precedenti.
La narrazione viene suddivisa in quattro parti, più un epilogo, un’esperienza di gioco complessiva di circa 30 ore, che vedrà il popolo egiziano fare i conti con la prepotenza e l’egoismo dei potenti; con Bayek chiamato ad erigersi come salvatore della patria, spinto dal motore roboante della vendetta. Sulla trama non possiamo dirvi molto altro, se non che è forse una delle più belle storie mai cucite da Ubisoft, premiata da un finale emozionante ed incorniciata da una serie di sottomissioni capaci di darvi ancor meglio l’idea del mondo e del periodo storico che state giocando, contribuendo sensibilmente e dare ancor più senso al percorso principale.
Un lavoro oceanico è stato fatto nell’ambientazione e nell’open world, una componente che lascia davvero di stucco e riempie gli occhi del videogiocatore. La cura con cui vengono trattate le città ed ogni singolo elemento della mappa è maniacale, attento, preciso; frutto anche di un lavoro di studio molto sensibile ai dettagli. I raggi roventi del sole si abbattono su città e villaggi perfetti, ma soprattutto vivi. Un mondo in cui i cittadini interagiscono fra di loro, discutono, parlano, lavorano e riconoscono il nostro protagonista. Ma non è finita qui, perché quando non sarete impegnati in centri abitati, potrete gustarvi l’immensità del deserto e dei suoi paesaggi che lasciano senza fiato. Le distese sabbiose saranno intervallate da piccole strutture o dalla magnificenza delle Piramidi di Giza; nonché da tombe, grotte, radure e tante altri preziosismi che non servono solo ad arricchire l’estetica del prodotto e delle mappe, ma saranno anche fondamentali per accrescere le potenzialità di Bayek e del suo equipaggiamento di cui discuteremo nel prossimo paragrafo.
Al netto di qualche inquadratura un po’ troppo stretta e qualche riciclo di asset, possiamo serenamente affermare che la maestosità della trama si riflette in un paesaggio straordinariamente riprodotto in digitale, attento alla storia (comprese le usanze, le tradizioni e il vestiario), che si propone ad ottimi livelli anche nella caratterizzazione dei personaggi principali (sia dal punto di vista narrativo che da quello grafico), con qualche riserva su quelli secondari.
La vera “Rinascita” di Assassin’s Creed
Se da un punto di vista narrativo e grafico, tutto sommato, la saga di Assassin’s Creed non aveva mai perso troppi colpi e l’opportunità di evolversi; da quello del gameplay si era rimasti chiusi in una scatola oramai arrugginita e noiosa.
Assassin’s Creed: Origins è il punto di snodo da cui ripartire per avviare una nuova fase sviluppatrice. Il combat system è del tutto nuovo, finalmente modernizzato e molto più dinamico. Nelle battaglie che andremo a vivere nei panni di Bayek dovremo essere molto più tattici. Finalmente liberi dalle catene di quei binari fatti di attacco e contrattacco, che francamente ammanettavano la nostra fantasia da giocatore, ora saremo chiamati a tener presente gli attacchi leggeri, pesanti, le parate, le schivate e l’uso dell’arco. Se nelle vecchie creature Ubisoft, però, eravamo costretti ad agganciare il bersaglio, ora questa coercizione non è più necessaria; possibile, ma non imprescindibile.
Avremo quindi la possibilità di equipaggiare due armi principali e due archi che, a seconda del tipo (spada, mazza ecc…) cambieranno tutto il moveset e la rapidità d’attacco. Le armi potrete ottenerle dalle missioni, oppure acquistarle dagli appositi vendor. La scelta delle caratteristiche delle vostre lame dipenderà esclusivamente da voi e dal vostro stile di gioco e preferenze. Tuttavia, vi consigliamo l’uso di un’arma leggera, una pesante e ovviamente l’uso dell’arco per colpire a distanza i vostri nemici. Proprio sui nemici, prima di tornare sulle possibilità in dote a Bayek, vogliamo aprire una piccola parentesi. L’intelligenza artificiale non è esattamente il massimo. Se è vero che la qualità e la forza dei nostri nemici è molto varia e disparata, è anche vero che sorprenderli non sarà poi tutta questa impresa. Le guardie sono praticamente sorde e l’unica cosa a cui dovrete porre attenzione è quella di rimanere fuori dal loro cono visivo. Questo non è certo un errore compiuto da Ubisoft, bensì una politica fatta ponderatamente, per far sì che la difficoltà del gioco possa essere adattata a qualsiasi tipo di giocatore.
Come al solito, Assassin’s Creed propone due varianti di gioco: quella stealth e quella action. Ciononostante, i valorosi ninja silenziosi che risiedono nei più esperti giocatori saranno costretti comunque a sventolare le proprie armi faccia a faccia con il nemico. E’ probabile che, proprio per via del nuovo combat system, Ubisoft abbia voluto, in certi tratti del gioco, incoraggiarci al combattimento. In qualunque situazione però, sarà molto importante l’utilizzo di Senu, l’aquila di Bayek, capace di andare a sbirciare aree intere e cavare i loro segreti, nonché dunque di darci la possibilità di pianificare la strada da intraprendere nei nostri attacchi.
I combattimenti non concepiranno mai attacchi massicci dei nostri nemici; al massimo saremo costretti a confrontarci contro quattro o cinque di loro contemporaneamente, mentre gli altri resteranno serenamente a guardare. Oltre ai semplici colpi, ci verrà fornita anche una barra dell’adrenalina che, se riempita, ci darà una sorta di super abilità, che potrà esibirsi nella potenza, nell’agilità o nella letalità di un nostro determinato attacco.
L’efficacia dei nostri attacchi dipenderà da tre fattori. Il primo, in assoluto, è quello del livello. Completando missioni, attività secondarie o ludiche e quant’altro, acquisteremo esperienza. Ogni missione e le aree della mappa prevedono un determinato livello. E’ espressamente consigliato non tuffarsi in un’avventura che pretenda più di due livelli sopra a quello che possediamo, in quanto, molto probabilmente, la sua riuscita avrà un solo esito, quello negativo. Il level cap è 40 e la mappa (davvero enorme) è disseminata di missioni e sottomissioni destinate, oltre ad accrescere i vostri possedimenti di armi e denaro, anche la vostra esperienza. Ovviamente le missioni secondarie non sono obbligatorie, ma decisamente utili per aumentare il vostro livello e non trovarvi mai ad affrontare missioni principali con un livello davvero troppo basso che, più che un’abilità da player, richiederebbe un miracolo.
Il secondo fattore è quello dell’equipaggiamento. Fatta eccezione per le armi, non sarà possibile ottenerne di nuovi oltre al danno corpo a corpo, danno a distanza, capienza della faretra, salute ed efficacia della lama celata. In generale, lo sviluppo delle capacità principale di Bayek non richiede tantissimo impegno nel farming. Oltretutto, quello canonico basterà per concludere il gioco; ma starà a voi e alla vostra fame di potenza e grandezza decidere quanto e come aumentare i vostri livelli.
Il terzo ed ultimo fattore è quello delle skill, vale a dire le abilità e le capacità particolari di cui il protagonista si può fregiare. L’albero delle skill è suddiviso in tre categorie: Guerriero, Cacciatore e Veggente. Le tre sezioni però si intersecano, quindi non sarete mai costretti a scegliere una categoria piuttosto che un’altra, ma potrete mischiare le capacità a seconda di quelle che ritenete più utili per il vostro stile di gioco. Ovviamente, il consiglio è di non tralasciare le capacità da Guerriero, proprio perché è quella la principale caratteristica del gioco.
Per concludere, Assassin’s Creed: Origins è un ottimo punto di rinascita della saga, capace di appassionarci dal punto di vista narrativo ed ambientale; ma anche di divertirci in molti modi, senza affogare in quella ripetitività assoluta caratteristica dei vecchi capitoli. Il combat system ci lascia finalmente la possibilità di combattere come meglio crediamo, pur indirizzandoci più verso un approccio action che stealth. Il nuovo titolo Ubisoft è un prodotto di assoluto livello che non possiamo non consigliare!
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Buona Game!