Se vi aspettate un classico cinecomic siete fuori strada. Wonder Woman versione Gal Gadot è soltanto il prologo dell’eroina più famosa dell’universo DC Comics. Per vederla spumeggiare come nel recentissimo videogioco Injustice 2 dovrete pazientare e mettervi comodi. L’intera pellicola è dedicata alla natura mitologica del personaggio che va a sbattere per la prima volta con la banalità e la crudeltà umana, è un omaggio ai miti antichi, quelli di cui un po’ tutti i supereroi sono intrisi e per i quali, proprio per questo forse, ci affascinano così tanto. Tra qualche sbadiglio mescolato ad alcuni brillanti colpi di coda, la Wonder Woman di Patty Jenkins, direttore d’orchestra dietro l’obbiettivo, risulta comunque essere efficace ed originale, senza affondare le unghie nel femminismo più sfrenato, senza strafare e spettacolarizzare troppo, ma imprimendo al suo personaggio di punta l’ingenuità e la forza da cui le sue origini furono bagnate.
La più forte tra le Amazzoni
Diana è l’unica figlia della Regina delle Amazzoni. Cresciuta, come il resto della sua specie, in una meravigliosa isola che Zeus aveva dato in dono al suo popolo, sogna di divenire una grande guerriera e, proprio per questo, si lascia addestrare dalla più forte delle Amazzoni, la zia Antiope. Diana però ha in se qualcosa di più straordinario, le sue abilità superano di gran lunga quelle delle colleghe e compagne. Quando un aereo militare precipita nel loro mare, la ragazza trae in salvo da un annegamento sicuro il maggiore Steve Trevor con il quale parte per il fronte in direzione La Grande Guerra, parto diabolico dell’onnipotente Ares.
Come potete vedere dalla sinossi, la pellicola prende sotto braccio le origini più antiche di Wonder Woman, seppure con qualche piccola modifica. Nei fumetti, la Regina delle Amazzoni si trova nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, mentre in questa pellicola viene retrocessa alla prima. Tuttavia, i piani malvagi del generale Ludendorff e della dottoressa Maru, la strega delle bombe chimiche, hanno quel non so ché di nazista. Il film, come detto, è la rappresentazione dell’ascesa della donna per eccellenza, dell’eroina targata DC che tanto amiamo. Nonostante i combattimenti e le mirabolanti esibizioni funamboliche di Diana non manchino, il film basa forse troppo la sua identità su una sorta di romance-spy story che ci ricorda da vicino il recentissimo Allied.
La Wonder Woman che ci viene presentata però, nonostante la sua natura da Dea e da guerriera, è davvero molto umana. La vediamo passeggiare per le strade di Londra in cappotto, lancia e scudo, spaesata ed ingenua, lontana dagli umani, alla ricerca perpetua delle verità del mondo. La presa di coscienza arriva con notevole ritardo ed è solo a quel punto che vediamo scintillare la vera eroina, quella forte, decisa ed implacabile.
La bellezza e la recitazione di Gal Gadot si incrociano in un mix ipnotico di immagini, dove i capelli raccolti dell’attrice si spogliano delle proprie catene e cominciano a danzare dinanzi la telecamera coinvolgendo il nostro sguardo e tenendoci incollati alla poltrona.
Ottimo è senza dubbio il comparto scenografico, della computer grafica e musicale. La cornice che viene scolpita per il dipinto DC pennellato dalla Jenkins immerge la spettacolarità delle azioni in un clima rovente, fatto di macerie e seminato di morte, specchio di un uomo schiavo della brama di potere, ma figlio anche della cattiveria degli Dei e dell’impurità che accomuna Dio e mortale senza fare eccezioni.
La mitologia come mezzo di comunicazione
Vi siete mai chiesti perché ci piacciano tanto i supereroi? Certo, le loro capacità sono straordinarie, evadono dai limiti umani, raggiungono l’impossibile, ci portano oltre i confini della tangibile realtà che viviamo ogni giorno. Tuttavia, se vogliamo, la loro leggenda non è altro che l’elasticizzarsi di miti antichi, in cui gli Dei padroneggiavano sul mondo. Ve ne erano di buoni, così come di cattivi e certo non si allontanavano dalla concezione di sovrumano che le religioni moderne e i supereroi stessi contemplano. Dunque, cosa è veramente cambiato dagli antichi greci e romani ad oggi?
Il potere mediatico dei supereroi, siano essi dei fumetti, dei film o delle serie tv, albeggia quindi nei monumentali racconti epici di ere andate e disperse nel tempo, impresse solo nei libri di storia, nelle architetture antiche che ancora possiamo ammirare e nelle culture delle popolazioni che ne possono beneficiare.
I supereroi quindi sono gli dei moderni ed è proprio su questo fattore che DC basa i suoi cinecomic. Avevamo già assaporato questo tipo di gusto nel L’uomo d’Acciaio e in Batman Vs Superman, ed ora lo ritroviamo anche qui in Wonder Woman, come marchio identificativo di casa DC, divergente da quello meno dark del Marvelverse, più estroverso e comico.
Nonostante il film ci inietti un po’ di noia e nonostante non esploda tutta la straordinaria caratterizzazione di Wonder Woman, già vista proprio in Batman Vs Superman, non possiamo bocciare la pellicola di Patty Jenkins: si lascia apprezzare, ci piace il personaggio e ci invita a pazientare un po’ per trovare appagamento. In attesa di Justice League è senz’altro un buon antipasto!
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Buona Visione!