Ci abbiamo messo qualche giorno, ma finalmente possiamo dare un responso definitivo su Mass Effect: Andromeda, il titolo firmato BioWare e pubblicato da Electronic Arts che per tutta una serie di motivi aveva fatto parlare di se già ben prima della sua ufficiale uscita. Ciò che ci siamo trovati a giocare è un prodotto completamente nuovo che, pur ritagliandosi e ricalcando le vecchie glorie della saga, è votato ad un pubblico novello, a chi non si fregia dell’eredità di Mass Effect, a chi approccia anche per la prima volta a questo risonante nome. Action RPG, questa era la natura primordiale del titolo, ma Andromeda è decisamente molto action e poco RPG. Di pari passo con i tempi che corrono e nel tentativo di irretire sempre più giocatori, lo sviluppatore ha messo in risalto una componente piuttosto che l’altra (comunque presente), ma il risultato è sicuramente buono e divertente. Analizziamo a fondo Mass Effect: Andromeda.
A spasso nello spazio e nel tempo
E’ proprio il caso di dire “A spasso nel tempo” quando parliamo di Andromeda. Proprio allo scopo di abbracciare una fresca e giovane fetta di pubblico, questo nuovo capitolo di Mass Effect campeggia a 600 anni di distanza dalla trilogia originale e i punti di intersezione con quest’ultima sono pochi e non lampanti. La scelta che i game designer di BioWare hanno fatto è decisamente mirata ad allontanare un po’ questo nuovo atto da quelli precedenti, sfumandolo comunque di reminescenze passate e raccontando una storia completamente inedita.
I due protagonisti sono i gemelli Ryder, investiti della carica di pionieri nell’iniziativa Andromeda, una missione che ha in seno il compito di colonizzare ed occupare nuovi pianeti della galassia da cui prende il nome la spedizione.
Questa sorta di caccia al tesoro però, come ci si può immaginare, non è cosa semplice e lungo il cammino incroceremo tantissime razze aliene già ammirate come gli Asari, i Salarian, i Turian e i Krogan, ma anche di nuove come quella degli Angara.
Come ogni Mass Effect che si rispetti, anche questo vedrà affiancarci dei compagni di squadra, ma anche numerosi nemici metterci i bastoni fra le ruote. Nelle prime ore di gioco farete la conoscenza con ben 6 tipi di alleati che prenderanno posto sulla Tempest, la nave stellare che ci consentirà di sfrecciare nell’oscurità dello spazio e spostarci da pianeta a pianeta. Proprio sull’approccio e sul legame che abbiamo con i nostri compagni ci sono venuti i primi dubbi. La socializzazione che intratteniamo con loro è davvero poco stuzzicante, a volte banale e stereotipata. Come al solito ci sono le romance sia etero che omosessuali, ma al netto di un numero di dialoghi ed interazioni molto ampio, la qualità dei rapporti è davvero semplice e ripetitiva; di certo stenta a solleticare il nostro interesse.
Dall’altra parte, sul polo dei cattivi, troviamo prima un’energia oscura e misteriosa che tenta di distruggere le nostre astronavi (il Flagello), poi una razza robotica che ha edificato degli strani artefatti tecnologici che rendono invivibili i pianeti destinati e scelti per la colonizzazione (i Relictum), ed infine una specie aliena che non vede il nostro avvento di buon occhio (i Kett). Purtroppo nessuna delle nemesi proposte risulta essere troppo affascinante e si presenta al galà con un comunissimo smoking confondendosi nella normalità e nella collegialità della folla.
Nel complesso, la trama di Mass Effect: Andromeda ci è sembrata poco endemica, poco originale, un racconto che si perde e si sofferma troppo sui particolari e sulle sottotrame, lasciando oltremisura sullo sfondo la narrazione principale. Da questo punto di vista dunque, non abbiamo osservato particolari acuti per un gioco che è completabile in una quarantina di ore, salvo divenire puntigliosi ed andare alla ricerca del cento per cento.
Mettiamoci in azione
Come già accennato la componente action è sicuramente il pozzo a cui si abbevera Mass Effect: Andromeda, relegando l’RPG ad un ruolo di gregario, non tanto in termini quantitativi, quanto in quelli incisivi e di importanza.
Il gameplay del gioco è davvero divertente. La terza persona aiuta ad aumentare la qualità dell’esperienza action, passando per la visuale dal mirino, i salti, le schivate, la possibilità di utilizzare tre poteri già assegnati in precedenza, il colpo melee e il cambio dell’arma garantito da un menù radiale che manda in pausa il gioco. Tutte le componenti tipiche del caso ci sono e sono anche ben strutturate. Il cuore dell’azione però rimane senza dubbio il grilletto delle nostre armi (pistole, fucili, mitragliatori, fucili a pompa e di precisione). Gli scontri con i nemici si basano assolutamente su una trincea continua di proiettili. La fase di copertura è automatica e il ritmo dei combattimenti è sempre molto costante e frenetico. L’intelligenza artificiale dei nostri nemici dipende molto dalla tipologia di nemico che stiamo affrontando: se ad esempio fronteggiamo un animale che ha solo la possibilità di colpire in mischia, la sua personalità sarà molto aggressiva ed impulsiva, molto spesso anche fatale; se invece il nemico in questione ha la possibilità di fare fuoco con un’arma allora sarà spesso molto più accorto, cercando di tenerci a distanza e bersagliandoci da lontano. Ovviamente saremo dotati anche di un’arma melee che rappresenterà una sorta di sentenza soprattutto quando riusciremo ad avvicinarci ai nostri avversari, che di norma rimangono imbambolati, come presi dal panico.
Discorso a parte è invece l’IA dei nostri alleati, gestita da noi manualmente con due semplici comandi: vai lì o torna qui. Una volta spedito un compagno da qualche parte, il suo comportamento sarà contestuale alla destinazione; egli attaccherà un nemico o difenderà una postazione in automatico. Meno geniale è sicuramente la cooperazione fra di loro: quando, ad esempio, uno di loro finisce a terra, gli altri non vanno ad aiutarlo, il ruolo di crocerossino spetterà a noi. Ottima invece è la cooperazione tra il giocatore e i suoi alleati che, se sfruttata a dovere, darà vita a spettacolari combo, molto spesso determinanti. In definitiva, sul fattore action e su quello del divertimento non si discute.
Molto meno soddisfacente è quello RPG. Tanto per iniziare, il sistema delle classi non esiste più, sostituito da 36 abilità diverse, ognuna potenziabile su sei gradi senza alcun tipo di limitazione o prerequisito; un mezzo comunque molto efficace per l’evoluzione del proprio avatar. Lo stesso procedimento è applicabile ad ognuno dei nostri sei compagni. Nel complesso, le scelte che prenderemo per caratterizzare il nostro personaggio possono essere importanti ma non cruciali, serviranno solo a sposarsi bene con le nostre preferenze sul campo di battaglia.
I famosi dialoghi multipli, che tanto spesso riuscivano ad incidere sensibilmente sull’esito degli eventi e delle chiacchierate, sono rimasti, ma il loro valore e la loro importanza sono molto meno penetranti rispetto al passato. La componente dell’artigianato invece non è poi così stimolante. La fase di creazione dell’equipaggiamento è abbastanza banale e semplicistico, oltre al fatto che non è neanche necessario. Gran parte dell’attrezzatura è reperibile dai venditori sparsi per le città, ma anche se costruita con le nostre mani, non dà purtroppo quel grande senso di soddisfazione che ci spetterebbe.
La Galassia di Andromeda
Analizzati i momenti in cui le nostre dita sul joypad devono essere necessariamente più rapidi e scattanti, passiamo invece al discorso dell’esplorazione che per inciso non ci ha del tutto convinti. Partiamo dal presupposto che Mass Effect: Andromeda non è un open world, laddove con questo termine si idealizzi quello di GTA per intenderci. Tuttavia, a bordo della Tempest, potremo navigare in 5 diversi pianeti, in alcune cittadelle che fungono da hub per la raccolta di quest e nel Nexus, il nucleo centrale da cui poter tirare i fili dell’iniziativa Andromeda. Ogni globo è composto da una mappa molto ampia, ma comunque limitata, liberamente esplorabile a piedi o a bordo del Nomad, un veicolo a sei ruote.
All’interno di questi ruoli troveremo molti punti di interesse da cui attingere per le quest o per i collezionabili fini a se stessi. Quello che proprio non ci è piaciuto è la ripetitività dei luoghi e delle dinamiche delle missioni secondarie e accessorie. Purtroppo la distinzione tra missioni principali e incarichi di basso valore è davvero molto evidente, sia in termini di qualità, che in quelli di divertimento e originalità. Alle volte si ha l’impressione che ci siano obiettivi secondari solo perché lo sviluppatore non poteva fare a meno di metterli.
Gli ambienti di gioco, pur essendo molto vasti e pieni di flora e fauna, risultano comunque troppo spogli, sia dal punto di vista geometrico che nell’affollamento, privi comunque di un ciclo giorno e notte che sarebbe stato davvero gradito.
Purtroppo questo non è il problema grafico più grande di Mass Effect: Andromeda. Nonostante bisogna dar atto a BioWare e ad Electronic Arts di aver ripulito il codice in maniera perfetta e aver garantito una fluidità impeccabile (mostrata nei video confronto di Digital Foundry), bisogna anche sottolineare i numerosi problemi che flagellano il design estetico e tecnico di questo capitolo. I livelli di animazione, quelle corporee ma soprattutto quelle facciali, sono al di sotto delle aspettative e la cosa è molto evidente in tutti quei dialoghi slegati dalle sequenze pre-renderizzate.
L’audio, come ormai saprete, è esclusivamente in lingua inglese, tuttavia i sottotitoli sono di ottima fattura. Altrettanto non possiamo dire del comparto musicale, a dir poco anemico, fatto salvo l’ottimo tema musicale ascoltabile solo nel menu principale.
Nel complesso non possiamo purtroppo esaltarci con questo nuovo capitolo di Mass Effect: Andromeda, ma nemmeno essere oltremodo critici. BioWare ha sviluppato un gioco che cerca di evolversi dai titoli predecessori, che tenta di sedurre nuovi giocatori e di stare al passo con i tempi; un titolo divertente dal punto di vista del gameplay e che potrebbe essere l’inizio di una nuova saga.
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Buon Game!