E’ arrivato ieri 17 marzo 2017 sulla piattaforma streaming di Netflix Iron Fist, l’ultimo Defender, prima dell’omonima serie dedicata alla cooperativa di supereroi Marvel composta da Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e appunto il pugno d’acciaio di Iron Fist. Nonostante le numerose critiche piovute sulla novella produzione Netflix da parte della stampa americana dopo l’anteprima dei primi sei episodi, il nostro responso è assolutamente positivo. Danny Rand non ha nulla in meno rispetto ai suoi colleghi predecessori. Il fatto che sia bianco e ricco e che al contempo negli Stati Uniti si sia seduto sul trono un miliardario come Trump, per quanto ci riguarda, sono solo chiacchiere da bar. La serie ricalca per filo e per segno i disegni Marvel, inoltre è stata girata prima delle elezioni; di conseguenza lasciamo le noiose proteste a chi ha il tempo per farle. Iron Fist a noi è piaciuto!
“Lo scopo della nostra vita è trovare uno scopo“
Questa frase, in piena citazione del Budda, è pronunciata dal giovane Danny Rand (Finn Jones), tornato nella grande Mela dopo 15 anni di assenza, dato per morto a seguito di un incidente aereo avvenuto sulle cime dell’Himalaya insieme a suo padre e sua madre. L’unica cosa che il ragazzo desidera è riottenere quella famiglia di cui era stato privato. I suoi due più cari amici, Ward e Joy Meachum, ora gestiscono l’impero aziendale che una volta era dei loro genitori e di quelli di Danny. Intorno a quest’antefatto girano ovviamente molti segreti e soprattutto la verità sul posto in cui il giovane Rand ha vissuto negli ultimi 15 anni, un luogo che sembra averlo dotato di grandi capacità combattive nelle arti marziali e di un potere decisamente speciale.
Chi conosce il fumetto sa già di cosa stiamo parlando, ma in rispetto di chi approccia alla serie senza nozioni editoriali, non faremo altri spoiler. Danny è un ragazzo che aveva tutto, è stato poi privato di tutto, ed è infine tornato in quella che sembra proprio una gabbia dorata. Scott Buck, ideatore della serie, è molto bravo ad evidenziare la duplice coscienza di questo giovane eroe, un uomo nato nel lusso e coltivato nella povertà, plasmato dalla tragedia e divenuto grande attraverso rigidi a ferrei addestramenti. Danny conosce la fortuna e la sfortuna allo stesso tempo e questo rende il personaggio davvero unico.
Quale è lo scopo di Danny quindi? L’unico vero motivo che ha portato il giovane a tornare è fondamentalmente il tentativo di trovare se stesso, capire chi egli sia attraverso il suo passato, la sua triste storia, affrontare i fantasmi e sconfiggerli. Danny è un guerriero con il senso del dovere e della giustizia, per molti versi davvero simile al suo collega Daredevil.
La nemesi invece di scopi ne ha molti e molto loschi. Parlare di nemesi al singolare sembra assai riduttivo visto che a catena qualcuno di cattivo risponde agli ordini di un altro cattivo e a sua volta ancora di un altro. A proposito di questo non vi sveleremo nulla, ma per chi ha visto le serie precedenti, possiamo dire che troverete diversi crossover come al solito, ma anche il ritorno di un nome che neanche noi osiamo pronunciare.
La forza è interiore
La forza bruta del ragazzo non viene solo dal suo addestramento e dalle capacità di cui è stato dotato, ma viene dall’interno, dal chakra tanto caro alle culture asiatiche, che ognuno di noi riesce a concentrare nel proprio ideale pugno e nelle proprie battaglie. Spesso è proprio questo a fare la differenza tra un successo e una sconfitta, il punto di rottura su cui ruota l’essenza stessa di un uomo che si getta nella trincea di una causa più grande di lui e che, per rimanere integro, dovrà dare sfogo a tutte le sue energie fisiche e mentali.
La serie, così come le altre sorelle Marvel/Netflix, vive di numerosi personaggi, spesso importanti almeno quanto l’eroe stesso. Si, perché se c’è una cosa che queste produzioni originali insegnano è che i poteri di un solo uomo sono nulla senza l’aiuto degli amici e dei cari. Nessuno può farcela da solo, tutti abbiamo bisogno di stringerci a qualcuno, affidarci a qualcuno e gettarci nella violenza dello scontro con qualcuno. In questo caso, Danny viene affiancato da Collen Wing (Jessica Henwick), una giovane ragazza asiatica che gestisce un dojo di arti marziali e anche da Joy (Jessica Stroup), la già citata proprietaria della Rand Enterprises insieme al fratello Ward (Tom Pelphrey). Immancabile è ovviamente la presenza dell’ormai nostra infermiera preferita, quella Claire Temple (Rosario Dawson) che ha fatto sua la causa dei supereroi di New York, la costante di tutte le serie Marvel/Netflix.
La sceneggiatura è assolutamente al pari con quella delle altre produzioni, ma un gradino sotto rispetto a quella del Diavolo di Hell’s Kitchen, francamente impareggiabile. Il regista e gli sceneggiatori prendono il tempo necessario per concentrarsi su ogni singola scena, a cui dedicano più o meno minuti a seconda dell’importanza della stessa. La fotografia è come al solito straordinaria, perché riesce ad imprimere alle immagini in scorrimento le sensazioni e il clima giusto, così come giuste e puntuali sono le musiche. Dai sobborghi lerci e sporchi di Hell’s Kitchen e Harlem, passiamo allo scintillio preciso e raffinato di Manhattan, che tuttavia viene alternato bene con scenografie più povere, riflesso della doppia faccia di New York, città che tanto promette e tanto toglie, che esalta pochi e piega tanti.
Questo fattore è stato comunque ritagliato a dovere anche nelle altre serie tv de i Defenders.
L’attendevamo con ansia e, almeno in casa Blogames.it, le promesse non sono state disilluse. Siamo soddisfatti di quello che abbiamo visto e, a questo punto, non vediamo l’ora di approcciare alla serie che raccoglierà tutti questi supereroi sotto la stessa divisa e sotto lo stesso giuramento (su cui, siamo sicuri, la scorbutica Jones avrà certamente da ridire), e di vedere le loro capacità all’opera sullo stesso palco, danzatori della stessa melodia.
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Buona Visione!