Finite le feste, in casa Blogames.it, l’attesa per questo film era divenuta un crescendo ansiogeno di aspettative fiammeggianti, puntualmente spente dal solito problema che ci costringe, ahimè, a tenere i piedi ben saldi al terreno: le produzioni cinematografiche che hanno l’ardire di voler fotocopiare un celebre romanzo o, in questo caso, una saga videoludica, hanno spesso anche il brutto vizio di deludere. Un esempio lampante di questa immane, eppure veritiera tragedia è senz’altro Warcraft, che ha afflosciato ben presto i bollenti spiriti dei videogiocatori; ma anche, più recentemente, La Ragazza del Treno, che del romanzo ha conservato solo la linea narrativa, perdendo per strada il fascino, l’originalità e perfino la location.
Ecco perché abbiamo quindi deciso di dividere questa recensione in due sezioni: la prima è dedicata ai semplici spettatori cinematografici che si accingono a curiosare il film, profani del videogioco; la seconda, ben più severa e barbara, consacrata ai videogiocatori che conoscono perfettamente le tematiche, l’evoluzione e la bontà della saga targata Ubisoft.
Per cominciare diamo una spolverata rapida alla trama. Callum Lynch è un condannato a morte con l’ago già infilato nelle vene. A toglierlo dalla lama affilata della falce arriva una misteriosa dottoressa in dote alle Abstergo Industries, moderna incarnazione del criptico Ordine dei Templari. In cambio, Callum è costretto ad utilizzare uno strano macchinario chiamato Animus, che gli permette di rivivere i ricordi dei suoi antenati. E’ così che di colpo Callum veste i panni di Aguilar De Nerha, fedele all’Ordine degli Assassini nell’Andalusia del 1492, ed in cerca della Mela dell’Eden, un’antichissima reliquia in grado di controllare il libero arbitrio.
Per chi non ha mai giocato l’ormai iconica saga Ubisoft, il film non è altro che un’accozzaglia di azione frenetica, salti, arti marziali, misti ad un’anemica sceneggiatura, piena di emorragie artificiose e poco verosimili. Ciò non toglie che per gli amanti dei film d’azione, Assassin’s Creed è senza dubbio una buona pellicola. La scelta del regista, Justin Kurzel, di glissare sulla parte thriller e spiattellare i segreti dell’intera vicenda quasi subito pende nettamente dalla parte dei videogiocatori, spiazzando, e non in maniera positiva, l’incosciente spettatore. Finché dunque, ci troviamo a girovagare per la Spagna di fine 1400 veniamo accompagnati e quasi aggrediti da una sequenza funambolica di azioni, tipiche del videogioco, che ci lasciano poco tempo per respirare e riprendere fiato. Quando invece la scena torna al presente, tutte le carenze tecniche del film diventano palesemente evidenti. Gli attori, e nella fattispecie ci riferiamo a Jeremy Irons nei panni dell’amministratore delegato della baracca; e Charlotte Rampling, nelle vesti di Ellen Kaye, sono costretti svergognatamente a recitare quasi fossero a teatro, per via di una sceneggiatura acquosa, poco stuzzicante e a tratti banale. Il duo di protagonisti composto da Michael Fassbender e Marion Cotillard, già diretti da Kurzel in MacBeth, ce la mettono davvero tutta e fanno la loro parte, ma i loro personaggi sono spesso offuscati dai fuochi d’artificio dei combattimenti e dal parkour smoderato delle sequenze.
Insomma, pur abbellito da un ottimo lavoro fotografico, scenografico e da un comparto musicale che non cade mai sotto la sufficienza, l’opera di Kurzel non riesce a prendere posto nella nostra memoria, lasciando le briciole di commenti insoddisfatti all’uscita dalla sala. Essendo questo solo il primo atto di quella che sarà una sfilata di pellicole dedicate alla saga, ci auguriamo che il prossimo Assassin’s Creed versione cinematografica, riesca a lasciare un’impronta ben più marcata di se.
Veniamo ora alla visione del film con lo sguardo del videogiocatore. Lampante ed accecante è la scelta degli scrittori e del regista stesso di partorire un personaggio mai visto nella saga videoludica di Assassin’s Creed. Una decisione senz’altro audace che percorre vie impervie, quelle pioneristiche e quasi istrioniche del cambiamento radicale. Pur seguendo una linea narrativa che inscindibilmente non può che calcare i tratti fisionomici dei videogiochi, questo film lascia appiedati personaggi che avrebbero meritato il centro del palcoscenico e le piene attenzioni del pubblico. In altre parole, possiamo dire che Assassin’s Creed sceglie di scalare le sue glorie sulle inconfondibili caratteristiche del gameplay, piuttosto che sui protagonisti delle vicende, su cui troneggiano Altair e Ezio Auditore. Non vogliamo certo criticare le scelte dei professionisti, ma siamo qui per versare in queste poche righe il nostro modestissimo parere.
L’impatto che avrebbe avuto un personaggio già rodato, formato e cresciuto come Ezio, avrebbe magari potuto avere una consistenza forte e repentina sul pubblico, un appeal che non avrebbe necessitato di novità, ma solo di un riadattamento al grande schermo e di una recitazione appropriata. Detto questo il film rende ben omaggio al famoso Ordine degli Assassini, al suo credo ed anche alle sue divise. Le vesti di Aguilar, nella fattispecie, sono perfette e del tutto apprezzabili.
Nel complesso non ci sentiamo di bocciare completamente questa prima pellicola di Assassin’s Creed, né tantomeno di promuoverla. Il secondo atto necessiterà sicuramente di alcune importanti e radicali modifiche per brillare; perché nella vita tutto si può fare, siamo noi gli architetti delle nostre azioni e delle loro conseguenze, siano esse gloriose o tragiche; o per dirla secondo il “credo”: “Nulla è reale, tutto è lecito”.
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Buona Visione!