Quando si legge di remake di produzioni televisive o cinematografiche spesso e volentieri si tende a procedere con la visione con un minimo di pregiudizio e a storcere il naso, chiedendosi: ce n’era davvero bisogno? In questo caso, per quanto concerne Eyewitness, la risposta è ambivalente, sebbene sia predisposta al sì, almeno secondo noi di blogames.it.
Basata sulla serie norvegese Øyevitne, della quale mantiene la traduzione in lingua inglese, ossia Eyewitness (in italiano tradotto come “Testimone oculare”), la nuova produzione sviluppata da AdiHasak (conosciuto principalmente per essere un collaboratore del celebre regista Luc Besson) per USA Network si compone di 10 episodi in totali, nell’arco dei quali è possibile seguire lo sviluppo di un’indagine per omicidio che ben presto arriverà a investire diversi livelli narrativi della storia. Testimoni oculari dell’evento principale della serie (un crime-drama senza alcun dubbio), un omicidio plurimo in una baita in montagna da parte di un uomo misterioso, sono due sedicenni: Lukas e Philip – interpretati rispettivamente da James Paxton e Tyler Young, due giovani attori che hanno saputo interpretare il ruolo di protagonisti con grande professionalità e intensità –, i quali avvertono dapprima una forte attrazione fisica e che finiranno per sviluppare un’intensa e delicata storia d’amore che procederà in maniera parallela alla storyline principale, diventandone parte fondamentale. Determinati difatti a nascondere la loro nascente relazione, uno per paura di ammettere la propria omosessualità al padre e l’altro per meglio adattarsi alla novità di una nuova cittadina americana e alla sua ristrettezza mentale rispetto alle grandi città di cui aveva fatto esperienza, Lukas e Philip decidono di tenere nascosta a chiunque la verità, non comunicando alla polizia di essere stati presenti sul luogo del delitto e mentendo su dove si trovassero la notte della sparatoria; così facendo, però, si rendono un facile bersaglio per colui che, senza remore alcune, aveva ucciso tre uomini a sangue freddo e che adesso è determinato a rintracciare i due ragazzi che lo hanno visto – ma che lui non è riuscito a riconoscere – commettere un crimine.
In un crescendo di colpi di scena e, soprattutto, di analisi introspettive, ci ritroviamo episodio dopo episodio a trattenere il fiato grazie ad una narrazione onnisciente, la quale permette a noi spettatori di mettere insieme i pezzi, lasciando invece i poveri protagonisti in balia di un fato incerto, sempre più confusi dallo svolgersi delle indagini ma, tuttavia, sempre meno dubbiosi sui propri sentimenti.
Cosa è che ha lasciato perplessi noi di blogames.it durante tutto l’arco di Eyewitness? Sicuramente un mancato approfondimento psicologico di qualità. Essendo la serie tratta da una produzione nordica, la quale da sempre è contraddistinta da una spiccata predisposizione per il crime e il thriller in generale, mantenere anche nella trasposizione americana un ritmo del genere sarebbe stato ben auspicabile ma quanto mai utopico, soprattutto per una serie televisiva molto “americanizzata” come questa, dove a canalizzare l’attenzione non è tanto l’indagine quanto la lovestory tra i due giovani protagonisti. Ebbene, per quanto questa sia stata scritta in maniera non troppo scontata e senza dubbio con cognizione di causa ed arrivi ad appassionare anche il più scettico degli spettatori, da sola non riesce a rendere Eyewitness un capolavoro del suo genere.
Punto debole da sottolineare inoltre è la mancanza di carisma da parte del villain della storia – di cui non farò il nome per evitare spoiler –, il quale appare certamente inquietante e determinato ma con un background davvero poco approfondito. Perché fa quello che fa? Cosa lo spinge ad agire in modo tale da macchiarsi non di uno, ma molteplici delitti? Ovviamente ci ritroviamo nell’ambito di una mente criminale, una mente che appare sì pericolosa ma ancora ancorata a un briciolo di umanità. Allora perché non sacrificare qualche punto morto in suo favore? Probabilmente la scelta è stata effettuata in virtù della scrittura e dunque dell’impostazione della sceneggiatura, la quale predilige i rapporti interpersonali al singolo soggetto; nonostante ciò però un qualche elemento più consistente e una caratterizzazione leggermente più costruita avrebbero permesso a Eyewitness di risaltare in maniera ancora più prorompente nel palinsesto autunnale.
Ciononostante, la combinazione tra la storia d’amore, l’introspezione generale – in particolare quella dedicata al personaggio femminile co-protagonista, Helen, sceriffo della cittadina e madre adottiva di Philip – e una storia comunque ben costruita seppur con qualche lacuna iniziale fa sì che Eyewitness possa essere promossa senza alcuna remora da parte nostra di blogames.it.
Una serie assolutamente consigliata dunque, almeno per chiunque di voi sia un appassionato di crime e non disdegni una componente romantica prevaricante, che si imposta tuttavia in modo tale da non monopolizzare l’attenzione, facendo in modo di far progredire contemporaneamente la trama orizzontale anche in funzione delle scene dedicate alla relazione tra Lukas e Philip. Inoltre, a schierarsi tra le voci a favore di Eyewitness ritroviamo anche delle tematiche contemporanee che, anche se solo vagamente accennate, contribuiscono a fare della nuova serie di USA Network una produzione da non perdere.
Scritto da Marzia Meddi.
Leggi anche: Van Helsing la serie.
Seguici su Facebook, Twitter e Google +. Adottaci, è facile! (senza nemmeno chiamare il numero verde :-P)
Buona Visione!