Ieri, 21 ottobre, sono andati in onda su Sky Atlantic i primi due episodi della tanto attesa serie firmata dalla maestria artistica di Sorrentino e prodotta dal sodalizio tra Sky, Canal + ed HBO, The Young Pope. Ci aspettavamo molto da questa nuova produzione e le aspettative non sono state disattese. Jude Law è uno straordinario Pio XIII, un Papa giovane (poco più di 40 anni), fresco di elezione, eretto sul trono del Vaticano da un giro strano di patti, quasi casualmente. Le sue intenzioni, il suo schieramento politico sono criptici, il suo operato indecifrabile. Egli non è come i suoi predecessori; la sua fede vacilla segretamente e il suo voto a Dio sembra quasi essere stato forzato e veicolato dalle vicende poco felici della sua vita. Ci riferiamo ovviamente all’abbandono dei suoi genitori e l’approdo, in età infantile, in una sorta di convento sotto la tutela di Suor Mary.
Il primo nemico di Pio XIII è il cardinale Voiello (interpretato egregiamente dal nostro Silvio Orlando); napoletano DOC., tifosissimo del Napoli (anche se le vicende viaggiano prima dell’approdo alla Juve di Higuain), più un politico che un uomo di Chiesa. Attento ai conti e alla comunicazione, vede il Vaticano come uno stato a tutti gli effetti, un territorio che necessita di tutte quelle cure che sono dovute ad una qualsiasi nazione: diplomazia, sviluppo economico ecc.. Nel primo episodio, il cardinale partenopeo sembra poco felice del nuovo Papa e, in qualche modo, siamo portati ad etichettarlo come la parte malvagia della serie. Nel secondo episodio invece, le facce si ribaltano; Pio assume a tutte gli effetti le sembianze di un despota senza scrupoli e il cardinale quelle di un uomo che sarà costretto a fare del male pur di salvare la Chiesa da questa disastrosa deriva, dalla rivoluzione che si prospetta.
La serie si apre con un sogno del nuovo Papa, un sogno nel quale egli parla per la prima volta alla folla, inneggiando alla libertà profana, all’emancipazione di una Chiesa con vincoli poco evoluti e autocratici. Il cielo piovoso e tetro si apre allo sguardo del nuovo pontefice, lasciando posto al sole, permettendogli di far cadere sulla folla le sue lingue dorate e calde. Quando invece Sua Santità è costretto a pronunciare veramente le prime parole ai fedeli dal famoso balcone papale, le cose si invertono. Egli si rivolge alla folla quasi fossero degli eretici, come se si fossero dimenticati di Dio. Avverte che non sarà lui la guida che stanno cercando, ma che se vogliono trovare il sentiero giusto, dovranno dedicare 24 ore su 24 della propria vita all’onnipotente. Si irrita e sbraita per un laser puntato sulla sua tonaca, ammutolisce la cooperativa di fedeli increduli sotto di lui. Finito il discorso, il cielo si chiude in se, vomitando acqua sul mondo!
Il personaggio edificato da Sorrentino ha inevitabilmente delle linee molto marcate che non faranno certo piacere agli uomini di Chiesa; ma che in questa sede, dobbiamo ammettere, sono terribilmente originali, audaci e magnetiche. Jude Law è strepitoso nell’interpretare l’ambiguità di questo giovane Papa, la sua furbizia, la sagacia tattica di un semplice uomo che più che adempiere ai voleri divini, sembra stia giocando una partita a scacchi. Egli gioca però solamente secondo le sue regole, odia il mondo e le persone che lo abitano, ha molta autostima e non ha timore di travolgere ciò che lo ostacola: per intenderci, Pio XIII sembra esattamente un signore della Guerra senza divisa e fucile. Ciononostante, in se cela dei segreti. Si rifiuta di mostrare al mondo il suo volto, di stamparlo su di un piatto perché egli afferma di non essere nessuno, o più semplicemente ha timore di essere giudicato, di mettere in vetrina la sua fragilità e la sua anima tutt’altro che candida.
Grandiosa anche l’interpretazione di Diane Keaton, che veste i panni di Suor Mary. La donna ha accolto e cresciuto Lenny (Pio XIII) così come ha fatto con tanti bambini; ma con il nuovo Papa sembra avere un rapporto particolare, che va oltre ogni limite. La suora sembra l’unica in grado di mettere un freno al cinismo di Sua Santità e per fortuna, l’affetto profondo che lega i due porta Lenny a chiamare la suora in Vaticano e darle l’ambito ruolo di Segretario Particolare, nonché angelo custode (più agente di guardia) del cardinale Voiello. La suora sembra voler molto bene a Lenny, ma sembra anche conoscere la sua vena perfida e oscura; sembra temerla e compiacerla allo stesso tempo. Il suo ruolo nelle vicende, sospettiamo sarà molto importante.
Come abbiamo già accennato, Pio XIII ha amici e nemici in Vaticano. Il primo fra quelli della seconda categoria è di nazionalità italiana. Il cardinale Voiello è un personaggio invece molto cristallino. I suoi intenti sono chiarissimi: spodestare il nuovo Papa, un cancro per la Chiesa, distruttore di equilibri molto sottili e delicati, un essere non manipolabile, una marionetta senza fili che balla e parla sul palco a suo diletto. Silvio Orlando è perfetto nel ruolo, e ci fa piacere sottolinearlo; perché di attori italiani bravi e preparati ce ne sono e come.
La sceneggiatura della serie è cucita divinamente. Essendo una serie con una mancanza assoluta d’azione e che si basa essenzialmente sui dialoghi, gli sceneggiatori e il regista hanno scelto di dare alle scene una durata contenuta. Esse non si dilungano mai o quasi mai, e di conseguenza non annoiano. Il loro potere è attrattivo e persuasivo. I dialoghi sono sempre molto incisivi, conditi di frasi ad effetto e riflessioni virali, ma anche di una vena ironica molto gradevole. Mentre i personaggi parlano e si confrontano, veniamo sempre più incuriositi dalla loro personalità e dai segreti che custodiscono. Ci aspettiamo una battaglia senza esclusioni di colpi fra di loro, una guerra di intelligenza e furbizia, dove se da una parte c’è unione di intenti e gioco di squadra, dall’altra c’è l’autorità e una posizione gerarchica superiore. Si prospetta uno scontro epico.
Il bene e il male sono dunque impressi nello stesso uomo da Sorrentino, che veste di bianco il Diavolo in persona e che non sarà sicuramente esente da critiche. Immaginiamo che la serie voglia velatamente (e neanche tanto) essere una critica al mondo ecclesiastico, che proprio di purezza non è fatto. Cosa succede quando l’uomo chiamato ad essere il più buono del mondo, è invece quello più cattivo e subdolo? Lo scopriremo strada facendo!
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Buona Visione!