Siamo solo alle prime battute della stagione numero due di Aquarius. Per chi non la conoscesse, la serie è prodotta da NBC e creata da John McNamara. La cosa forse a renderla ancor più nota è il ritorno in pista di David Duchovny (che tutti conoscono per aver interpretato per anni l’agente Mulder in X Files). Personalmente io adoro l’attore, ma adoro anche i personaggi che interpreta.
La serie è ispirata a fatti realmente accaduti, ma come è specificato con un’avvertenza all’inizio di ogni episodio, alcuni personaggi e alcuni avvenimenti sono di assoluta fantasia. Siamo nel 1967 e i detective Sam Hodiak (Duchovny) e il suo partner Brian Shafe indagano sulla scomparsa di Emma, una ragazza di circa vent’anni, nonché figlia di una facoltosa ex fiamma di Sam. Facoltosa, ma soltanto indirettamente! La donna ha sposato un ricco avvocato, che nel corso della prima stagione, metterà a nudo i suoi terribili segreti. Ma veniamo al sodo. La serie è incentrata sulla storia di Charles Manson, musicista e leader di una piccola congrega che sembra perseguire il culto della natura Hippy. In realtà, le tematiche che il gruppo segue fedelmente sono abbastanza distorte, una sorta di frangia estremista e radicale dell’Hippy world. L’ambientazione respira pienamente anche di cultura del patriottismo e si immerge nelle questioni inerenti alla guerra del Vietnam, e quindi inevitabilmente, alla Guerra Fredda. Il tutto sotto lo sfondo di una calda Los Angeles. Sia nel corso della prima, che nella seconda stagione, Hodiak seguirà diverse piste su diverse indagini. Tutte però sembrano avere un anello di congiunzione, che ruota intorno a vecchi festini finiti male, a personaggi pubblici di dubbia rispettabilità, a cospirazioni sul traffico di droga e sulle brutalizzazioni del Vietnam, e perfino sull’elezione di Richard Nixon come presidente degli Stati Uniti d’America.
Senza prolungarci troppo sulla prima stagione, che io consiglio di vedere per la sua originalità, gettiamo un occhio sulla seconda, adesso in onda su Sky Atlantic, canale 110. La prima stagione non si era praticamente conclusa, la maggior parte delle questioni e delle vicende non si erano risolte, ma avevano rimandato al prossimo capitolo. La seconda stagione, a sorpresa (poi neanche tanto, per chi conosce la storia di Charles Manson), si apre con una prolessi, o se il termine è più familiare, con un flash-forward di un duplice assassinio. E’ molto probabile che i fatti in questione (narrati all’inizio e alla fine di ogni puntata, pezzetto per pezzetto) si riferiscano agli omicidi avvenuti ne 1969 nella villa di Terry Melcher, artista e produttore musicale, che aveva a più riprese bocciato i brani composti da Charlie. La villa era abitata all’epoca dal famoso regista Roman Polanski, che tuttavia la sera degli omicidi, non era presente. Non possiamo dire lo stesso, purtroppo, di sua moglie Sharon Tate, che incinta di otto mesi, fu uccisa senza alcuna pietà. Ma torniamo alla serie, che come detto, ripercorre gli anni post prigione di Charles Manson, apportando comunque delle variazioni e delle modifiche ai fatti realmente accaduti. Charlie (questo è il nomignolo con cui viene sempre chiamato da tutti) è la guida spirituale di una cerchia di ragazzi (soprattutto ragazze) che vivono, o meglio sopravvivono, di piccoli reati, isolati dal mondo, tra alcool, sesso di gruppo e qualche nota musicale suonata dalla chitarra di Charlie. Quest’ultimo ha una qualità innata. Sa comprendere le persone e i loro bisogni, sa cosa vogliono ed è proprio così che assolda i suoi adepti, costringendoli poi a fare praticamente ogni cosa per la sua causa, senza mai l’uso della forza. Il personaggio descritto in Aquarius è molto carismatico, abbindola giovani ragazze con problemi famigliari o che semplicemente non trovano un posto all’interno della società, offrendo loro una “Famiglia” (per inciso, questo è il nome che venne dato realmente alla setta di Manson). In altre parole, sfrutta la debolezza umana e la trasforma in forza, da riutilizzare in suo favore. Che siano queste persone, donne o uomini fa poca differenza, offre loro del sesso e la possibilità di perdersi nei meandri arcani dell’animo umano. Charlie ha sempre il controllo della situazione e difficilmente non centra l’obiettivo che si prefigge, con le buone o con le cattive; ma soprattutto con l’aiuto del suo devoto esercito di accoliti.
I temi trattati da questa serie, al di là della trama e della storia in se per se, sono molto delicati. La società statunitense degli anni ’60 era una società che vedeva, specialmente nei giovani, la voglia di libertà e di autonomia, la voglia di divincolarsi e di sganciarsi dalle regole sociali scritte e non scritte imposte dalla società stessa. E’ proprio su questo che fa leva Manson e le sue distorte teorie. Ma non è tutto. Lo sfruttamento e l’inferiorità femminile sono molto marcati. La donna è vista come un oggetto da manipolare a piacere, una macchina da sesso e nient’altro. Lo sono ad esempio le ragazze scelte da Charles; non lo è invece Charmain Tully, agente di polizia e collega di Hodiak e Shafe. La giovane e bellissima poliziotta, per lo sgomento di tutto il distretto di polizia, viene incaricata da Hodiak (che invece è un uomo di larghissime vedute) di lavorare sotto copertura, dandole un ruolo fondamentale nella vicenda e nelle indagini. Un altro tema toccato dalla serie è quello del razzismo (che negli anni ’60 divampava per le strade americane). Dalla moglie di colore di Shafe, che rappresenta una sorta di scandalo per l’epoca (un bianco e un nero insieme non erano ben accetti) fino all’arrivo di Ralph Church (nella seconda stagione), compagno di cella (anch’egli di colore) di Charlie.
A proposito di questo, vorrei aprire una parentesi e spezzare una lancia a favore del personaggio di Charlie che qualcuno ha criticato. La critica, a quanto ho letto in giro, sta nel fatto che il Manson descritto in Aquarius sembra essere debole, poiché fatto a pezzi moralmente dalla madre e battuto addirittura proprio da Ralph. Evidentemente chi non ha studiato criminologia, e in particolare il profilo psicologico di Manson, non ha capito bene l’essenza del personaggio. Charlie è fisicamente un debole. La sua forza, come detto in precedenza, sta nel manipolare gli altri. Quando si trova davanti a persone mentalmente fragili, adotta una tattica aggressiva e diretta. Tramite la persuasione convince il malcapitato ad abbracciare la sua causa, offrendogli un appiglio e la sensazione di esser parte essenziale di un piano più grande. Nel secondo caso, invece, quando Charlie approccia con persone più forti di lui (più forti fisicamente perlopiù) la sua tattica volta faccia. All’inizio Charlie si mostra più debole, sottomesso e indifeso, ma quando meno se lo aspetta, il suo antagonista verrà accoltellato subdolamente alle spalle. E’ questa la forza mentale di Charlie. Il saper cambiar tattica, il saper essere mille persone con mille persone diverse. Sa quando è il momento di ritirarsi e quando affondare il colpo. Per quanto riguarda la madre invece: la donna in questione rappresenta esattamente quello che un’infanzia infelice è per il serial killer. La madre di Charles Manson abbandonò a più riprese suo figlio per vivere una vita sregolata, fatta di droga, alcool, sesso e crimine. Per Charlie la donna non è solo odio marcito; è l’unica persona che ha potere su di lui, in quanto già in passato, le sue azioni hanno condizionato e direzionato irrimediabilmente la vita di un ragazzino innocente. In un certo senso è la causa e l’artefice originario della sua mente deviante. Per intenderci: un serial killer non è solo un pazzo che dà di matto di tanto in tanto, ma è il più delle volte (almeno per quelli che sono i “serial killer organizzati”), una persona con un quoziente intellettivo molto alto, che pianifica le sue mosse, sceglie e studia le sue vittime e attua i suoi piani in maniera meticolosa e molto attenta. Ciò che di pazzoide partorisce la sua mente, ha comunque una sua logica. Manson era senz’altro uno svitato frustrato, ma era anche un abile e paziente stratega. Una persona che convince gli altri a far fare il lavoro sporco per lui, non è solo un folle. Attenzione a non banalizzare. A mio parere il personaggio di Charlie, in Aquarius, è perfettamente e accuratamente riprodotto.
Per concludere
Non possiamo ancora dare un voto alla serie, visto che abbiamo assistito solo a una manciata di puntate. Personalmente credo che, se pur con qualche problema, sia una serie molto interessante, ben costruita, con ottimi attori e che lascia sulla lingua un sapore strano. Lascia riflettere su molti argomenti, ma anche su come sia cambiato il mondo dal lontano 1967 ad oggi.
Buona visione!